sabato 11 settembre 2010

Anima gemella

Quella con Giulì si rivela una delle loro migliori serate. Insieme ne hanno trascorse di intense, divertenti e memorabili. Ma questa ha qualcosa di commovente, quasi…

Giulì vuole molto bene a Bubi. E’ per questo che riesce ad accettare che sfugga un po’ anche a lei e da lei. Non è un animale solitario per inclinazione naturale, Bubi. E’ un fatto di sottili percezioni, di formicolio a fior di pelle, di picchiettio alle tempie. Il disagio della sensibilità che dilata tutto. E’ come una lente di ingrandimento, coglie tutto il bene e tutto il male accidenti.

A Bubi sta spalmata addosso nonostante quel campari shakerato che ce la mette tutta a sciogliere le tensioni e a svegliare l’allegria. A volte è una magia, il bello diventa bellissimo, si sa. Ma c’è pure lo strazio, credetemi. E Bubi l’ha provato…

E’ il rispetto autentico a tenere Bubi un po’ discosto dall’affetto, dall’amore, dall’amicizia. Bubi c’è. E nel suo cuore vive tutto con profonda energia. Ma dosa le espressioni, le manifestazioni, le dimostrazioni, Bubi. E non è uno sforzo immane. Ormai è istinto.

Preferisce la banalità alle banalizzazioni, Bubi. Ha il terrore delle enfatizzazioni che sgonfiano tutto. E’ sconcertato dalla stolta e crudele ostinazione dei termini assoluti che la gente pronuncia e poi smentisce, tradisce, offende.

Bubi sa che gli esseri umani maltrattano loro stessi, l’umanità, la vita con sconcertante volubilità. Sa che i sentimenti valgono molto di più di quanto l’uomo spesso dimostri di comprendere.

Non è di principi che vuole riempirsi la bocca…Anzi. Preferisce la relatività a quella categoricità sbilenca e opprimente che non parte dal cuore, ecco.

A Bubi piace la carnalità come comunicazione primitiva. Come estrinsecazione ancestrale di sensi non troppo plasmati dal raziocinio, dalle convenzioni, dai condizionamenti…

A Bubi piace il feeling in una battuta con il panettiere, lo sguardo d’intesa con il barista, l’attimo di solidarietà con la vecchietta del piano di sotto, l’emozione rubata alla confidenza di una collega. Ritagli di grandi occasioni. Piccoli tesori. Illuminanti sorrisi. Brezze di pietà. Spunti di saggezza.

A Bubi piace la fulminea consonanza su un libro, un film, una canzone.

Effetti speciali di questo tempo e di questo spazio. Di un terreno passaggio che non dobbiamo mai smettere di godere…

E’ restio solo alle relazioni pianificate, Bubi. A quelle interazioni perfette solo nel loro involucro di cellophane. A quelle etichette che certificano tipo, qualità, importanza di un rapporto. A quelle trame nelle quali i protagonisti brancolano afflitti e radiocomandati. A quel tessuto di strutture, infrastrutture, sovrastrutture che rompono gli equilibri dell’aria e del cielo.

Anche Bubi vuole bene a Giulì. Molto bene. E adora la sua intelligenza. La delicatezza infinita con la quale respira il legame con Bubi.

Bubi morirebbe dentro un’amicizia pressata, confezionata e infiocchettata con qualche sigillo di magnificenza. Proprio come si spegne davanti al fervore con il quale si cercano altre definizioni per altre relazioni…

L’amore è innanzi tutto…rispetto dell’amore, dice Bubi.

Lo dice anche Pedro.

Insomma quella con Giulì è una serata di eccezionale, struggente sintonia.

Bubi le narra le novità, quelle vissute, quelle in agenda. Vaga tra le sue riflessioni, sulle donne, su Dario, sulle sue difese, sulle sperimentazioni compiute con le ultime incursioni via sms nella quotidianità delle sue donne…

Bubi è un libro aperto per Giulì. Ma in fondo sappiamo che ci sono sempre pieghe imponderabili, meccanismi che muovono da recessi della mente, sfumature che coprono sfumature…E che ogni spirito contiene una quantità di intrecci insondabili o rimossi o appannati.

Parla a ruota libera, Bubi. E quella sera più che mai prima l’attenzione di Giulì coglie connessioni e anfratti quasi sconosciuti anche a lui. Non è la soluzione di un rebus, per carità. E’ solo uno stato di grazia. Intimità psicologica, per intenderci. Più che solo o spaventato Bubi appare a Giulì dolorosamente saggio. Non sono ore di tristezza, intendiamoci. Bubi è vivace, Giulì è tenacemente partecipe. Ma quello che corre tra loro, in quell’armonia di sensazioni e considerazioni, è la constatazione della fatica di vivere e di amare, del limite indecente dell’onestà umana, della precarietà del senso di appartenenza al mondo e alla socialità.

Lì c’è l’universo. Di orrore, sofferenza, sapienza, inquietudine, ricerca, gioia.

E c’è anche il terremoto. Di sussulti e trepidazioni.

Non c’è abbraccio che possa dirsi infinito, eterno. Così dice Giulì: Bubi vorrei abbracciarti e riuscire a pensare che saremo così amici e uniti per sempre…Ma sempre è come mai. E sempre e mai non esistono. So solo che siamo fortunati, Bubi. Ma se fossimo più stupidi saremmo più sereni, forse!

Forse, Giulì.

Comunque siamo fortunati. Siamo amici senza la pretesa di esserlo, senza il bisogno di impossessarsi di un ruolo, senza l’ansia di perpetuare una certezza per scaldarsi un po’.

Infatti, Bubi. Per questo sono stata dentro e fuori…Tu sai cosa intendo!

Si, lo so Giulì.

Però Bubi…però, insomma c’è una cosa che mi turba. Non stiamo negando che esista l’anima gemella? E questo è un sogno che non possiamo uccidere, capisci?!

Non possiamo uccidere il sogno, Giulì, non dobbiamo farlo hai ragione. Per questo forse non possiamo che essere severi nella realtà non credi?

Vuoi dire che un sogno così grande e stupendo impone molto rigore…insomma dobbiamo scongiurare che ingannevoli farfalle svolazzino nel nostro stomaco?

Finte farfalle o falsi voli, proprio così Giulì. Non dobbiamo permettere che qualche brutta imitazione tenti di passar per sogno che si avvera!

Uhm…

CONTINUA

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