Si sveglia pensieroso, Bubi. Ahia, siamo in fase di autocommiserazione…
Raggomitolato sulle meditazioni alle quali aveva cercato di sfuggire con un buon libro e una grande dormita Bubi resta a letto a fissare il vuoto. Vuole scivolare nel buco nero, fino alla fitta della disperazione. Capita, a Bubi.
Talvolta per esorcizzare la sofferenza bisogna esasperarla. Stare lì a guardarla, a toccarla, ad ascoltarla. Lasciarsi schiacciare dalla pena, prendersi a pugni, piagnucolare sulla propria disgraziata sorte.
E questo è quello che fa Bubi quando sente incombere l’ombra dell’oppressione. Quando non funziona più scappare, inebriarsi di diversivi, sfinirsi tra le braccia di qualche fugace emozione Bubi tira il freno e sta immobile sotto lo scroscio di insoddisfazioni, tormenti, agonie.
Il più delle volte funziona. In poco tempo subentra uno sfinimento catartico. Una disintossicazione, insomma. Bubi poi si risolleva, debole ma depurato.
E così accade, infatti…
Ma dopo ore complicate e angoscianti, ore in cui il baratro è l’unico nemico alleato, una di quelle contraddizioni necessarie al processo di liberazione capite? Il baratro è il terrore, lo strazio, la morte simbolica…la fine che prelude all’urlo di sollievo, alla via di scampo, alla riconquista di una carica vitale.
Bubi è in isolamento, catapultato in una dimensione intima di profonda prostrazione. Non si alza per mangiare, non ascolta musica, non accende la tv, non prende in mano il cellulare. Sta, semplicemente. Come un naufrago che boccheggia in riva a un’isola deserta dopo una lotta con i flutti per la sopravvivenza. Non interagisce con i pensieri, lascia che galoppino dentro di lui all’impazzata.
Sono le quattro del pomeriggio quando Bubi, stanco e pesto come se fosse reduce da un incontro di pugilato, riapre lo sguardo sulla vita con un barlume di serenità. Finalmente. Ci volevano quelle ore di lacerante tortura!
Vuole rimettere ordine nelle sue prospettive, ecco. Ma non ha alcuna intenzione di incanalarle nel rigore di qualche orizzonte scontato.
A voi potrebbe sfuggire il significato di una simile determinazione ma a lui, invece, è chiarissimo…Ed è questo che conta. Bubi desidera una sorta di tranquillità relativa. La chiama tranquillità essenziale, Bubi. Vuole sgombrare il campo da qualche problema, vuole un’esistenza sostanzialmente sostenibile. Però esclude i cambiamenti radicali e le omologazioni…
Cari lettori non dovete necessariamente cogliere questo passaggio, vi basti comprendere che questa tempesta interiore fa bene a Bubi. Non crediate però che sarà l’unica, che causerà svolte clamorose, che muterà i termini letterari e reali di questo viaggio. E’ sola una nota, preziosa, sulla personalità di Bubi, sul suo universo emotivo, sulle sue dinamiche intellettuali…
Si alza e riprende il timone dell’agenda. Una lunghissima doccia, uno stuzzichino, un ottimo caffè. Esce per un po’ di shopping, poi potrà dedicarsi ad Anna!
E’ in giro per negozi quando viene raggiunto da uno strano sms di Paoletta: è stato bello? Quel punto interrogativo ora è impegnativo, Bubi decide di togliersi dagli impicci con una risposta diplomatica: è sempre bello con te, Paoletta.
Dopo è un messaggio di Monica, la ninfomane, a fargli ritrovare il suo sorriso sessuale, quello delle occasioni birichine insomma…: Bubi, ho voglia di sfrenatezze libidinose, quando scateniamo l’amico pene e l’amica vagina?
Trattengo una risposta maialina e scelgo la via più raffinata, bella signora dell’eros: presto l’amico entrerà nel cuore dell’amica, porta pazienza!, così scrive Bubi.
Sesso, sesso…
Uhm, anche Anna avrà in mente focosi amplessi?
CONTINUA
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