Il copione non fa una grinza. Fino a domenica Bubi ha l’agenda scandita da appuntamenti: la serata con Giulì, venerdì con Paoletta, sabato con Anna.
Divano, musica, snack, birra. E il cellulare stretto in pugno, saldamente come uno strumento di lavoro. Pronti, attenti, via!
E’ il pomeriggio ideale per le manovre di Bubi. Partono i messaggi, gli s.o.s., gli stimoli graziosi, le imbeccate graffianti. Seleziona, pondera, scrive e invia.
Forse l’ho narrato poco, è necessario soffermarsi su questa pratica di Bubi. Non è un passatempo. Non solo, almeno…
Per Bubi ci sono un momento e una condizione per ogni evento, per ogni persona, per ogni relazione. La sua corte è un po’ un carrozzone: l’umanità assortita in cammino senza meta.
A Bubi torneranno a tiro tutte. Anche Lella che adesso è congelata, un po’ in punizione, un po’ in catarsi, un po’ in ammollo. Anche Tina, Elisabetta, Angela e Donatella che non conoscete ma che sono passate nel letto e nei pensieri di Bubi. Ma momento e condizione devono essere perfetti. In termini di chiarezza e armonia, s’intende…
Bubi pare non intenerirsi per chi dice di amarlo, non esaltarsi per chi lo tratta da stallone di razza, non impietosirsi per chi gli consegna storie di disperate psicologie. Ma, cari lettori, non sarà passato inosservato l’attento studio di Bubi e Giulì. Sul costume, sulle umane miserie, sulle logiche del sesso, sulle menzogne della sopravvivenza.
Bubi sottopone le sue donne a una serie infinita di test, le mette costantemente alla prova. Non lo fa per crudeltà. E neanche per diletto.
Bubi non può accumulare rimorsi. Non ce la fa. Non potrebbe accettarli e sopportarli. Non potrebbe perdonarli.
Non so se ne abbia già seppelliti troppi nel cuore per riuscire ad aggiungerne altri. Non so se abbia conosciuto l’orrore della loro esplosione. Non so se è diventato lui il rimorso di altri. Forse non lo sa neanche Pedro.
Quello che è sicuro è che Bubi vuole categoricamente escludere la possibilità di averne. Ne è terrorizzato.
Ed è per questo che alle sue donne deve togliere la maschera.
E’ capace di lanciare grida di dolore, di biascicare una tristezza divorante, di vagheggiare una crisi mistica. O semplicemente di mostrare qualche autentico attimo di desolazione e smarrimento. E di starsene poi assorto ad osservare reazioni, indifferenze, zampate infelici, assenze clamorose, odiosi opportunismi. Non soffre più, Bubi. Anzi. Il suo sollievo è tutto lì, nella certezza di non essere così importante e insostituibile…
Perché è nel bisogno, nella debolezza, nella “normalità” che le donne si dileguano…Bubi perde charme, diventa un uomo qualunque o un fardello o una piena da arginare. Bubi piace maledetto, lo sappiamo.
E a lui non basta considerarlo assodato per esperienza. Vuole conferme, da tutte, da ognuna. Vuole sapere sempre che le parole possono essere contenitori vuoti. Vuole vedere come le loro ferite si rimarginano in fretta. Vuole leggere le loro scuse per sottrarsi a veri slanci sentimentali. Solo così può sostenere in ogni tempo il loro sguardo. Richiamarle per un appuntamento sessuale. Divertirsi a corteggiarle quando chiedono di non essere illuse e deluse…
Illuse? Deluse? Non lo sono mai, accidenti. Furiose, magari. Per non averlo fatto innamorare. Per non averlo distratto dalla concorrenza. Per non aver conquistato il ruolo di regina. Ma è ben diverso!
Che l’illusione, signori, è anche amore puro. E qui invece dell’amore non si intravede neanche la sagoma in lontananza.
E’ un pomeriggio di sputtanamento, direbbe Pedro nei suoi scatti di concisione cruda.
Qualcuna lo degna solo di qualche laconica risposta di conforto, qualcuna spedisce frettolosi coriandoli di brio come fossero panacea di tutti i mali. Altre, le più impenitenti vanagloriose, si improvvisano filosofe o dottoresse dell’anima. Tentano di approfittare, insomma. Si buttano a capofitto sulla fragilità sbandierata da Bubi nel messaggio e offrono la ricetta della felicità…Superfluo sottolineare che sono cuoche e ingredienti del piatto che propongono. Danno lezioni a Bubi, fanno balenare l’idea che loro potrebbero essere l’unico toccasana per il suo disagio, si improvvisano depositarie di saggezza e benessere.
Bubi ride, è tutto balsamo per il suo timore. Bene, benissimo. Neanche l’ombra di un rimorso sfiora la sua pelle, la sua testa, il suo cuore.
Non è un trionfo. E’ una consapevolezza molto amara quella della povertà di tanti discorsi, quella della solitudine, quella della fugacità di tanto fervore, quella della insensibile, ipocrita superficialità.
Può darsi che la migliore storia d’amore possa donarcela Bubi rifiutandosi onestamente di scriverla…
CONTINUA
Nessun commento:
Posta un commento