Un lungo e violento pianto. Di questo aveva bisogno, l’enigma Lucy. Di un urto che la proiettasse con vertiginosa durezza all’eruzione. Basta stordimenti, basta grovigli di versi sconsolati, basta finzioni di inebriamento, basta isterismi. Finalmente uno sfogo denso e potente. E poi il balsamo di quei muscoli rotti e spossati. Un rilassamento che non provava da tanto, troppo tempo.
Un pianto di malinconia e avvilimento. Ma anche uno straordinario trampolino. Verso la realtà, verso la consapevolezza. E verso la clemenza, soprattutto. Quella che si era negata con una cocciutaggine inflessibile.
Un po’ di tolleranza e l’anelito a non torturarsi in continuazione.
L’acuta sensibilità di Lucy le ha fatto comprendere benissimo che quella di Bubi è una ritirata studiata e un po’ spietata. A lei peraltro è sempre stato chiaro che nell’impegno emotivo Bubi si sente subito in trappola. Lui era solo l’esemplare perfetto di precarietà per frastornarsi. Ma vuole ringraziarlo. Sente di doverglielo.
Mente, come se fosse cascata in pieno in quel panegirico.
Asciugandosi il viso, con gli occhi rossi e gonfi che rendono quasi un’impresa azzeccare i tasti del cellulare, scrive a Bubi: grazie. Certo, ci vedremo presto, senza ansie e lacerazioni. Buona notte.
Ora raffiguratevi Bubi. Nel disordine mentale e ambientale, Bubi prova un brivido di conforto per quel messaggio ma anche uno strano senso di disorientamento. Tutto è andato a rotoli quel giorno. Bubi è svuotato. E’ uno strazio ritrovarsi su quel divano ingombro di vestiti e libri, davanti alla tv che non ha alcuna voglia di accendere, con un cellulare che vibra di messaggi insulsi, il frigorifero vuoto, il trambusto che arriva dal piano di sopra. E quel pensiero invadente e indecente: l’enigma Lucy nella sua drammatica brama di lui.
Lucy trasponeva nel sesso tutte le tensioni, le disarmonie, gli istinti assurdi, i capricci, le chimere e a lui quell’uragano era piaciuto, moltissimo.
Per la sua bizzarra e incandescente escalation di dramma e desiderio Lucy lo aveva però paralizzato qualche ora prima. Insomma Bubi provava un focoso bisogno di lei e nello stesso tempo un brutto risentimento. Fastidio, si chiama fastidio forse. Non era riuscito neanche a buttarsi tra le braccia di Morena. Aveva scelto di rintanarsi al riparo da ogni tentazione, da ogni aggressione, da ogni incombenza. Perché quando si sentiva in trappola anche la buona palestra di Morena diventava un’incombenza.
Doveva lasciar macerare le sue contraddizioni, i suoi crucci, il suo disagio nel nulla di quella dimensione scomposta e pesante.
Magari un po’ di musica…Macché, pure quella è una coltellata. Colpa del pezzo sbagliato nel momento sbagliato: il solito tiro mancino della sorte!
Valerio Scanu non è proprio nelle corde di Bubi che, rabbiosamente, spegne la radio.
Si alza a fatica augurandosi di avere in casa almeno qualche birra.
CONTINUA
Nessun commento:
Posta un commento