Ci vogliono ironia e pazienza, mi sussurra Pedro prima di lasciarmi ad osservare gli eventi. Ma i toni bassi di Pedro sono come urla a denti stretti. Insomma più che sussurrare è parso ringhiasse. Normale. Pedro con la pazienza ha litigato e con l’ironia non ha dimestichezza, sbufferebbe come un treno a vapore tra lenzuola arruffate, sospiri, gelosie, orgasmi e dintorni. Ha scelto la fuga, come al solito lascia a me lo sporco lavoro. Questa volta però qualcosa mi dice che mi divertirò.
Signore e signori, si parte. Accomodatevi sulle spine.
Questa è la storia dei sensi. Del gioco appiccicoso delle illusioni, delle persuasioni, delle passioni fatali.
Altro che emozioni. Qualche volta la trama è densa di vizi, ossessioni e miserie. Ma questa è l’anima di quello che fate, dite e cercate chiamandolo amore. Terribile menzogna che solo il coraggio può smascherare.
Ci sono gli ormoni, i grovigli emotivi, le schiavitù mentali, le vanità d’orgoglio a mettere il bastone tra le ruote ai sentimenti. D’altra parte carne, testa e cuore sono anche affanni di piacere, giochi di seduzione, ansie di possesso. E ogni tanto balza pure sul palcoscenico qualche delirio. Di bellezza, di unicità, di affermazione esistenziale.
Accidenti, paura e orrore. Nonché sesso. E parole sapientemente combinate per irretire le inquietudini. Per appagare bisogni. Per raggiungere qualcosa.
Qualcosa?
Nei tempi avvolti dal buio per esempio si sarebbe detto che il maschio caccia la preda che vuole essere il suo trofeo. E per farlo muove il passo che la donna adora corrispondere, negare, mutare in un complicato balletto di pulsioni, carezze, staffilate. Potete provare a tradurlo con un linguaggio più moderno. Pure audace, magari. Sarebbe quasi un passatempo stilistico se non avesse qualche disgustoso risvolto.
Comunque, ripetiamolo, questa è la storia dei sensi. E non è detto che andrà come credete. Nulla è così ovvio come talvolta ci ostiniamo a pensare. E, datemi retta, non siete abbastanza lucidi per sfiorare la verità voi che vi sentite, a torto o a ragione, perfettamente calati nella parte.
La giostra parte con Bubi vittima forse della beffarda sorte che gli ha cucito addosso l’abito del carnefice. Splendida contraddizione dei termini che coglie l’essenza birichina della natura. Abbiamo dunque l’ombelico del mondo. E tutta quella questione più o meno torbida di brame, effusioni, finzioni che quando incrociano i sensi di colpa, i tabù e l’ardore della fierezza diventano una bomba.
Le donne, in coda, attendono trepidanti di fare un giro sulla giostra. Lo fanno, tremano, si divertono, piangono. Azionano anche la leva che la fa muovere. Qualche volta la fermano. Altre volte scappano lasciandola in moto perpetuo per tutte quelle che passano di lì.
CONTINUA
CONTINUA
Credo di essere il primo a commentare questa tua nuova avventura letteraria: è per me un grandissimo onore, da tuo lettore affezionato quale sono da anni.
RispondiEliminaChe dirti? Ho ritrovato in queste righe la migliore Irene, la scrittrice che tanto mi entuiasmò per sensibilità umana e per originalità di stile.
Se il buon giorno si vede dal mattino, anche questa giornata di letteratura sarà lunghissima e piena di sole.
Gian Contardo.
Grazie Gian!!!
RispondiEliminaSai quanto ti stimo quindi è un enorme piacere averti qui e raccogliere il tuo incoraggiamento........:)
Un grande abbraccio
Irene
Irene cosa ci fai qui????
RispondiEliminaCiao!!!
RispondiEliminaQui parte un'avventura real-letteraria :)
Un racconto on line!
E ne seguiranno altri.......eh eh!!
Che bello, sono felice che tu sia passata di qui
Irene