giovedì 8 luglio 2010

L'amante di.......

Bubi e Paoletta stanno insieme fino alle 2 del mattino. Dopo l’aperitivo e una pizza veloce trascorrono qualche ora a casa di Bubi. Disinibita e allegra, Paoletta travolge Bubi in un’intimità spinta e impetuosa. Poi è la volta della verità. Verità che Bubi non deve carpire e intuire. Sembra quasi che Paoletta colga quell’opportunità come una liberazione. E’ audace e franca.

Ricorderete la bellissima casa di Paoletta, le sue strane allusioni, quel cellulare che di tanto in tanto andava a controllare, l’alone ambiguo e misterioso del quale avevano poi parlato Giulì e Bubi…

Paoletta è l’amante di un ricchissimo personaggio, quella casa è il suo prezioso dono a Paoletta a condizione, ovviamente, che sia anche il loro nido di incontri. Il personaggio in questione è anche il datore di lavoro di Paoletta e il legame tra i due dura da tre anni. Tre anni di gioia e rabbia, tre anni di lusso e solitudine. Una gabbia dorata, per Paoletta.

Paoletta racconta a Bubi l’amore, il sogno, la dedizione. Poi la scoperta di un vuoto orribile, di un silenzio assordante, di una frustrazione avvilente. E anche la tremenda presa di coscienza della sua frivolezza. Lo ama e lo odia, ora. Esattamente quanto ama e odia se stessa. Si è resa conto di quanto abbia inseguito lo sfarzo e il potere. Disprezzare lui significa anche disprezzarsi, ecco. Lei ha accettato quel ruolo, quella situazione, quel rapporto tenuto nascosto come un delitto e una colpa. Lei è stata complice e compagna di arrivismo e cinismo. Ha goduto del denaro, della libertà di ogni sfizio, del benessere di una vacanza principesca. Forse ha solo creduto di amarlo perché le consentiva tutto quello che la eccitava.

Per Paoletta nulla era più proibito. Bastava chiedere, lanciare un’esclamazione di gradimento davanti a una vetrina, confidare un desiderio. Lui era come la bacchetta magica! E Paoletta per molto tempo non aveva avvertito il disagio, la mortificazione, l’isolamento. C’era il jet privato che li portava a Parigi per una cena, c’era la crociera sullo yacht con pochi amici fidati, c’erano i mazzi di 36 rose rosse o la borsa di Prada o l’anello di brillanti a placare qualche attimo di tristezza e di ribellione. E c’era pure un lavoro di scarso impegno e molto prestigio con un bel gruzzolo immeritato a fine mese. Paoletta si ritrovava un conto in banca che non avrebbe mai potuto neanche immaginare, una splendida auto sportiva, l’appuntamento settimanale dalla parrucchiera, dall’estetista, dalla massaggiatrice.

Meglio di un terno al lotto…

Lui è anche un uomo affascinante, colto, gentile, sembrava riempirmi di attenzioni. Dice Paoletta a Bubi. Prima di incontrare te non l’ho mai tradito.

Paoletta speravi che prima o poi avreste vissuto tutto questo alla luce del sole e quando hai capito che non era così sei crollata?

Non lo so Bubi. Davvero, non lo so. Non posso dirti che lui mi abbia preso in trappola, è sempre stato chiaro che non avesse alcuna intenzione di mettere in discussione la sua realtà con una come me…

Una come te? Cosa vuoi dire Paoletta?

Bubi non sono propriamente una signora. Non sono come sua moglie e tutte le donne ufficiali del suo ambiente. Non ho la loro educazione, le loro radici, la loro misura. Non sono una stupida cresciuta a bon ton, malizia e falsi sorrisi. Non sono una della buona società. Sono una che ha messo il cervello nel cellophane per fare il salto nella bella vita…che idiota. E tutto questo lui lo sa. Lo sa da sempre. E’ così astuto, così esperto, così acuto…Ha i collaboratori giusti, i domestici giusti, i conoscenti giusti, i soci giusti. E pure l’amante giusta, no? Una che ha fatto la bambolina senza mai intralciarlo. Una che si è dimostrata più sciocca di quelle oche del suo mondo…

Beh non ha considerato che il tuo cervello poteva rompere il cellophane prima o poi, non è infallibile neanche lui Paoletta!

Bubi non riesco a cancellarlo con un colpo di spugna.

Non capisco se provo un sentimento autentico per lui nonostante lo squallore, se sono ancora infatuata dalla sua prestanza, dal suo calore, dalla sua abilità. Se rimango con lui covando rancore e voglia di vendetta, Bubi. O se non riesco a rinunciare a tutto quello che ho…

Bubi, zitto, resta a fissarla.

Ti faccio schifo, Bubi?

CONTINUA

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