sabato 10 luglio 2010

L'amante è triste

Paoletta, dai non esagerare. Forse sei troppo severa con te stessa. E comunque dovresti fermarti e pensare a quello che vuoi, puoi cambiare pagina se così stai male…

Bubi non vuole giudicare, ha conosciuto tutto e una storia come quella non ha nulla di originale ed esclusivo. Anzi. Le frequentazioni di Bubi offrono un campionario di situazioni ben più intricate, squallide, orripilanti. Madri che parcheggiano i bambini alla vicina di casa per qualche ora di amore con Bubi, donne avanti con gli anni che sono disposte a pagarlo per una serata di brividi, ragazze che festeggiano nel suo letto l’addio al nubilato. E ancora, ancora, ancora. Bubi potrebbe scrivere un libro, soprattutto sulle donne che si presentano virtuose, dice Pedro.

Tresche, amicizie tradite, oscenità, nefandezze. Bubi ne vede e ne vive ogni giorno. Non riesce a biasimare Paoletta ma non può darle un conforto che vada oltre quelle parole di circostanza. Bubi ama le donne perché attraverso loro riesce a trasformare la vita in un’avventura. Talvolta sono l’unico appiglio per sopportarla. O almeno per lasciare che vada avanti.

Questa è una nota drammatica, lo capite. E’ quel malessere silente che strugge anche Lucy: consumarsi per consumare il tempo, farsi dosi di euforia per affrontare il cammino, inebriare i sensi perché non possano percepire troppo il dolore e lo smarrimento.

Ma Bubi non le ama con l’amore delle parole assolute, delle promesse incrollabili. Le ama a spizzichi e bocconi, le ama per quello che di entusiasmante sanno regalargli. Tutto è relativo per Bubi, ricordate? Bubi non vuole le prospettive infinite, non crede a quello che non sente attimo per attimo, passo per passo. Per Bubi esiste il presente, il futuro è affare che lascia volentieri al destino.

Bubi pensa che Paoletta non sia mai stata innamorata di quell’uomo. Ma che senso avrebbe dirglielo? Lei è già consapevole di amare la trappola della sua ambizione. Perché umiliarla ancora? Bubi non è il moralizzatore dei costumi delle sue donne! E, francamente, neanche la spalla salda che offre sostegno e comprensione.

Bubi quando sono uscita con te la prima volta volevo punirlo. E provare che potevo ancora godere accanto a un altro uomo. E sentire che potevo piacere, essere desiderata e corteggiata. Volevo che lui sospettasse qualcosa, che fosse geloso, che reagisse con veemenza.

Secondo te non ha capito che eri con un uomo quella sera?

Si, Bubi. Il giorno dopo mi ha chiamato e mi ha detto: ti sei divertita abbastanza, tesoro? Tutto bene adesso?

Hai capito, Bubi? Mi ha lasciato la libertà di un capriccio. Non mi ama e non teme di perdermi. Mi disprezza, Bubi.

Paoletta, dice Bubi con un tono dolce che pare voler smorzare la durezza della risposta: se sei l’amante di qualcuno non puoi pensare che non ti tratti da amante…

Paoletta sa che non può indignarsi, ribattere, spiegare…E’ tutto chiarissimo. Abbassa lo sguardo e resta assorta nei suoi pensieri.

Magari avrebbe desiderato che Bubi le dicesse di riprendere in mano la sua vita, che poteva aspirare alla felicità e al rispetto, che non ce la vedeva nei panni dell’amante fino al resto dei suoi giorni. Ma in fondo è anche troppo intelligente per non aver capito che Bubi non avrebbe mentito per compiacerle e che a lei comunque non sarebbe servita neanche la più appassionata bugia.

Bubi non sa se ammirare la dignità di quelle amanti ferite che si erano gettate tra le sue braccia in silenzio, senza narrare la loro pena, senza infangare alcuno, senza pretendere amore o considerazione. O apprezzare il coraggio di Paoletta che si era mostrata a lui con le sue macchie e la sua essenza sconcia…

O forse lo sa ma non lo esprime. Non ne ha voglia, non ne ha ragione ecco.

Paoletta: ci rivedremo Bubi?

CONTINUA

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